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News proveniente dall'area Giovani

COMUNITÀ IN GIOCO!

Mettersi in gioco, narrarsi e accompagnare,
per scoprirsi comunità anche in tempo di crisi

 

Abbiamo preferito non usare la parola "Grest" per non creare ambiguità. Comunità in Gioco! è un’alternativa originale nella modalità e nelle finalità, che coinvolge i ragazzi e le famiglie in una prospettiva pastorale di vicinanza. Non una resa alle restrizioni dovute all’epidemia ma un’opportunità pastorale valida per il presente e forse promettente per il futuro.


Di fatto questa proposta apre la strada a sguardi sul futuro della prassi pastorale, soprattutto per quanto riguarda i sacramenti dell’iniziazione (nel prossimo anno pastorale come riprenderanno i catechismi?) con le famiglie che potrebbero tornare ad essere luogo di introduzione alla fede.
Questo progetto conserva una grande duttilità: lo schema di base è adattabile alle realtà più diversificate. È il tempo della creatività pastorale: impossibile rassegnarsi al pensiero che il Vangelo di Gesù non trovi strade per essere annunciato.

 

 

*********

 

La proposta
In questo modello non è compito della parrocchia organizzare, ma ispirare una nuova modalità educativa e di accompagnamento alla fede dei bambini e dei ragazzi.

 

È un’attività rivolta solo a piccoli gruppi di famiglie. In questo modo diventa l’occasione di valorizzare la realtà della famiglia come soggetto responsabile e protagonista dell’azione pastorale. Riunisce le persone attraverso un patto di fiducia secondo alcuni criteri, come ad esempio i legami di parentela, i legami amicali, l’abitazione nello stesso territorio, via o palazzo.

 

Gli adulti interessati, tenendo conto degli impegni personali e lavorativi, sono interpellati a costruire un calendario, in modo che ci sia la presenza di almeno una persona maggiorenne per gruppo, composto da quattro o cinque famiglie a cui direttamente affidano i propri figli.

 

L’adulto garantisce la presenza, ma per l’animazione dell’attività può essere coadiuvato da un giovane dello stesso nucleo famigliare, o del vicinato. Qualora ci fosse necessità di un ulteriore aiuto per realizzare questa esperienza, la parrocchia può fare presente l’eventuale disponibilità di ulteriori figure con cui il nucleo famigliare può prendere accordi. 

 

La parrocchia o il Centro di pastorale custodisce la dimensione comunitaria delle singole iniziative, fornendo la formazione, il contenitore comunitario e il materiale per l’animazione, il gioco, la preghiera, mantenendo così una comunione di contenuti e finalità. La parrocchia non è organizzatrice né risponde a livello giuridico della proposta che è in tutto affidata ad un patto di fiducia tra le famiglie.

 

Siamo consapevoli che non sarà possibile raggiungere tutte le famiglie, ma per molte sarà l’occasione di avviare un circolo virtuoso. La sfida è quella di raggiungere le situazioni di più alta fragilità, anche tenendo conto dei criteri individuati nel decreto della Regione. Serve il coraggio di uscire dalla prospettiva numerica per entrare in quella del bene possibile, in questo tempo cosi particolare. 

 

 

 

 

Persone
Le famiglie. La proposta è rivolta a tutti i nuclei famigliari come occasione di aggregazione spontanea di parenti o conoscenti o vicini di casa. È indispensabile la presenza di un adulto dedicato, tra chi ha la possibilità di prendersi una settimana di ferie o solo qualche giorno.

 

I bambini. L’iniziativa è pensata innanzitutto per bambini delle scuole primarie e secondarie di primo grado.

 

Gli animatori. Ribadiamo la necessità della presenza di adulti appartenenti alla famiglia oppure di persone adulte individuate e incaricate dalle famiglie stesse per l’assistenza ai minori. Per gli adulti incaricati dalle famiglie la diocesi fornirà un percorso di formazione sui contenuti delle attività.


Il prete. Non è l’organizzatore di questo evento estivo, ma piuttosto il motivatore. Pur non potendo essere direttamente interessato nelle attività, ha la grande occasione di rafforzare le relazioni con i propri parrocchiani, restando a loro disposizione per necessità di qualunque genere. È l’occasione di costruire una fitta rete di relazioni all’interno della comunità come esperienza di fede e di Chiesa.


I tutor-facilitatori. Sono figure che coadiuvano il parroco e le diverse famiglie nella gestione della proposta. Sono tutor perché accompagneranno il percorso delle famiglie nel far propria la proposta e sosterranno il parroco o il curato in questo percorso di comunità che si rimettono in gioco; sono facilitatori perché aiutano concretamente con materiali e attivazioni il percorso che le famiglie sceglieranno di intraprendere, pur non partecipando all’organizzazione o alla gestione dei singoli gruppi.
 

 

 

 

Il filo conduttore

Siamo abituati a fare i centri estivi affidandoci a un sussidio o un film famoso, in ogni caso a una storia. Dalla storia estraiamo i contenuti per la formazione, l’ambientazione per i giochi, gli agganci per un percorso di preghiera.

 

Quest’anno questo strumento così valido sarebbe inadatto, troppo complesso per una dimensione familiare. Ci vuole qualcosa di più veloce. Proponiamo il tema della “Comunità in Gioco” attraverso l’utilizzo del gioco da tavolo. Ogni settimana sarà guidata da un gioco da tavolo particolare, scelti tra quelli di ultima generazione più veloci e più adatti a diverse età, e quelli igienizzabili tramite alcune accortezze. Oltre al gioco ogni settimana sarà segnata da una confezione particolare di dadi raccontastorie.

 

Ecco che allora nascono due filoni particolari: il giocare per imparare a mettersi in gioco e il narrare per imparare a rinarrarsi. Perché di questo abbiamo bisogno: metterci in gioco come comunità quando le nostre modalità solite sono interrotte e rinarrarci quando la vita ci mette di fronte alle difficoltà e dobbiamo riscoprire l’essenziale di noi.

 

Sia i dadi e i giochi da tavolo permettono un ponte con la parrocchia/circolo Noi (che può dare i giochi alle singole famiglie per una settimana) e anche con la catechesi dell’iniziazione cristiana (che potrà riutilizzare la metodologia per nuovi approcci), ma soprattutto con la famiglia (che potrà riscoprire un tempo nuovo staccandosi da schermi vari e ritrovandosi nella cordialità).

 

L’esperienza sui giochi da tavolo nasce dall’incontro con A CENTRO TAVOLA una piattaforma nazionale di formatori che guidati da AGOFORMAZIONE continuamente elabora nuove modalità applicative per come usare i giochi da tavolo in campo educativo, didattico, formativo, animativo e catechistico. L’anno scorso hanno pubblicato il loro primo libro A CENTRO TAVOLA – Animare con i giochi da tavolo, con interessanti applicazioni per oratorio e catechesi.
 

I luoghi
Una famiglia può mettere a disposizione per il gruppo il proprio giardino, il cortile o altri spazi.
I tutor-facilitatori in questa situazione non avranno contatto con i bambini, ma saranno chiamati ad una cura altissima delle relazioni primariamente on-line, con le figure che organizzeranno e gestiranno queste attività.
I tutor-facilitatori possono creare una piattaforma comunicativa (gli strumenti sono molti) per permettere il passaggio di informazioni e allo stesso tempo curare:
● i tempi delle attività;
● le relazioni con i genitori dei bambini del piccolo gruppo;
● le relazioni quotidiane con il don;
● la presentazione del materiale per lo svolgimento delle attività, on line o altra forma;

 

 

Il Centro diocesano di Pastorale Adolescenti e Giovani
Per venire in aiuto alle parrocchie, il Centro di Pastorale Adolescenti e Giovani crea una piattaforma su cui carica di volta in volta il materiale relativo all’attività, diviso in 4 sessioni:
● Giochi
● Laboratori 
● Preghiera
● Animazione
In ognuno di questi sarà possibile aggiungere il materiale che viene inviato sia dalle parrocchie che da alcuni altri contributi di esperti.

 


Formazione 
Viene raccomandato un corso specifico per adulti, i tutor-facilitatori, che nella parrocchia si occuperanno delle relazioni comunicative, educative e della proposta di fede, all’interno dei piccoli gruppi. Sarà loro cura anche il coordinamento tra i diversi gruppi. 
Queste persone non sono gli “animatori del grest”, né i loro coordinatori-responsabili, in quanto l’attività è totalmente gestita dalle famiglie, ma custodiscono l’idea di fondo di questo progetto e si rendono disponibili per le eventuali necessità.
A questo scopo il Centro offre un percorso formativo, guidato da professionisti, volto a qualificare la figura del facilitatore. In collaborazione con altre strutture diocesane verrà fornita una formazione sulle norme sanitarie.
Da tutto questo capiamo le linee guida del corso: 
● il gioco e la narrazione come strumenti per ri-animare la famiglia, la parrocchia e la catechesi
● il ruolo di tutor-facilitatori: come accompagnare, come aiutare, come sostenere 
● la creazione di materiale per l’animazione 
● Il colloquio di aiuto e il problem solving

 

 

I costi
Dentro quest’ottica non si tratterà tanto di sostenere i costi relativi all’iscrizione, ma sarà necessario contribuire alle spese per il materiale e soprattutto all’investimento serio fatto sulla figura dei tutor-facilitatori. 

 

METTERSI IN GIOCO

NARRARSI

ACCOMPAGNARE

Bisogno dei ragazzi

La possibilità di un tempo di gioco sano anche in un tempo particolare.

Riscoprire la socialità.

La possibilità di raccontare questo tempo.
Di rielaborare i vissuti attraverso la forza della narrazione

La possibilità di scoprirsi guardato, amato, apprezzato
nel piccolo gruppo.

Bisogno delle famiglie

La necessità di tornare ad avere un ruolo educativo da protagonista.
La necessità di riscoprirsi “Capaci di…”.

La necessità di parlare dei propri successi-insuccessi come genitore.
La necessità di sentirsi ascoltati.

La necessità di avere un compagno di viaggio concreto.

Bisogno delle comunità

L’obbligo a reinventarsi… perché il tempo ce lo chiedeva già prima del Covid19…

L’obbligo a
ridirsi l’essenziale,
scommettere sulla formazione.

L’obbligo di una scelta di campo: accompagnare i singoli come strada maestra.

 

 

NB I bisogni non sono sempre manifesti e manifestati. C’è un sogno che ci fa vedere anche i bisogni manifesti ma non manifestati dai singoli. Forse se chiedessimo di che cosa si ha bisogno: i ragazzi direbbero fare quello che mi va; le famiglie un posto dove lasciare i nostri ragazzi; le comunità che tutto torni come prima.
Ma questo dimostra che non tutti i bisogni sono manifesti e manifestati. Forse è venuto il tempo in cui non aspettiamo soltanto di reagire ma ci proponiamo guardando più in là. Noi reagiamo solo come risposta ma poi la nostra risposta, forte del legame con un certo sogno, ci spinge a fare pro-poste che devono essere per natura pro-fetiche.
Forse è venuto il momento di guardare più in là, di sganciare gli ormeggi, di osare… di essere comunità che sanno mettersi in gioco.

 

!!! Da lunedi 6 luglio,

per qualsiasi domanda o suggerimento saranno disponibili Angelica e Benedetta nelle seguenti modalità:
- ANGELICA: LUN/ MERC./ VEN.: dalle 17.00 alle 19.00 al n°: 3338505589 
- BENEDETTA: MAR./ GIO: dalle 9.00 alle 11.00 al n°: 3391726188
- via mail: staff@giovaniverona.it

 


 

MATERIALI DA UTILIZZARE